Tra Sanatoria e Decreti Flussi: La regolarizzazione degli immigrati in Italia – Brevi considerazioni

Le politiche migratorie sono state da sempre di natura emergenziale e non programmatica, rinviate di volta in volta senza affrontare questioni relative all’arrivo, il collocamento e la tutela dei lavoratori e lavoratrici.

Negli ultimi anni sono sempre di più gli stranieri che pur lavorando sono in situazione di irregolarità e attendono un provvedimento del governo che permetta loro di ottenere un permesso di soggiorno.

In questi giorni è oggetto di discussione presso il Parlamento italiano un progetto di legge che mira alla regolarizzazione per motivi di lavoro dei molti immigrati presenti sul territorio nazionale senza un permesso di soggiorno.

Si parla infatti di sanatoria/flussi, ma sappiamo a cosa si riferiscono? Per i non addetti ai lavori potrebbero sembrare sinonimi in quanto vengono usati per fare riferimento alla possibilità di regolarizzazione per gli immigrati senza permesso di soggiorno. Tuttavia, come avremo occasione di vedere, si tratta di due strumenti diversi della politica migratoria italiana.

L’ultima sanatoria/regolarizzazione risale al 2012, è stata approvata con decreto interministeriale del 29 agosto 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in data 7 settembre 2012. L’ultimo Decreto Flussi invece è quello del 2019.

Possiamo partire da questo dato per fare una prima affermazione: la sanatoria è una misura di carattere eccezionale tenendo conto della congiuntura sociale, politico economica. I «decreti flussi», al contrario, vengono approvati ogni anni con decreto della presidenza del consiglio dei ministri (D.P.C.M) che ne prevede le condizioni.

Però vediamo brevemente a cosa si riferiscono.

Che cos’è la Sanatoria?

Con la sanatoria l’ordinamento rinuncia ad agire legalmente contro i responsabili di azioni illegali o normalizzano situazioni precarie o irregolari. La possiamo definire come un atto amministrativo o legislativo che cancella le sanzioni previste dalla legge per un determinato comportamento posto dai cittadini.  Dunque, la sanatoria rende automaticamente legale ciò che, al momento della sua realizzazione, era invece da considerarsi illegale. La sanatoria ha effetto retroattivo, poiché chi l’ottiene, può confidare nella non punizione anche per il passato.

In materia di immigrazione, la sanatoria è considerata una misura straordinaria per l’emersione dal lavoro irregolare dei lavoratori stranieri non comunitari. Infatti, le sanatorie vengono approvate in situazioni emergenziali, senza una frequenza stabilita con appositi decreti straordinari.

Gli stranieri in possesso dei requisiti previsti dal decreto devono autodenunciare la loro posizione irregolare, chiedendo il permesso di soggiorno per motivi di lavoro. I requisiti soprattutto sono relativi a rapporti di lavoro già in essere o di ricerca di lavoro o a sponsorizzazione di soggetti terzi.

Nella sanatoria non sono previste quote limite per i lavoratori immigrati o indicazioni precise sulla provenienza di chi lo richiede. In pratica chi adempie i requisiti può accedere alla regolarizzazione.

La Sanatoria è lo strumento per regolarizzare migliaia di cittadini stranieri più volte adottato in Italia già a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta. Così abbiamo che nel 1986, con la legge Foschi, sono stati regolarizzati 116.000 persone; nel 1990, con la legge Martelli, si sono regolarizzati 215,000; nel 1995, la sanatoria del governo Dini riguardò 244.000 stranieri; nel 1998, con la legge Turco-Napolitano la regolarizzazione ha coinvolto 217.000 cittadini stranieri.

Nel 2002 con la legge Bossi-Fini (la “grande regolarizzazione”) si sono regolarizzati ben 647.000 immigrati, ad oggi il numero più alto di regolarizzazioni; nel 2006 si sono regolarizzati 470.000; nel 2007 sono stati 444.000.

In seguito, i provvedimenti analoghi hanno riguardato solo singoli settori lavorativi, infatti nel 2009 la sanatoria ha riguardato solo colf e badanti con 300.000 emersioni; nel 2012 sono stati soli 90.000 (fonte migrantitorino.it).

Che cosa sono “I Decreti Flussi”?

Le quote flussi sono state introdotte con il D. Lvo 286/98 previsto nell’art. 3, nella parte relativa alla politica migratoria. Sono stati adottati di fronte al bisogno diffuso di regolarizzazione.

I flussi vengono approvati con Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri (D.P.C.M.) e prevedono delle quote di rilascio di permessi di soggiorno o la conversione del permesso di soggiorno già in possesso (ad esempio permesso di soggiorno per motivi di studio si converte in permesso di soggiorno per motivi di lavoro). La richiesta dovrà essere presentata on line dal datore di lavoro attraverso lo Sportello unico immigrazione.

Le quote di ingresso vengono ripartite dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali tra le regioni e le provincie autonome, stabilendo delle quote per queste due categorie: 1) lavoro subordinato non stagionale, autonomo e conversioni; 2) lavoro subordinato stagionale agricolo e turistico alberghiero. Nelle quote di ingresso, inoltre, possono essere inseriti alcuni criteri di accesso per le due categorie in funzione della cittadinanza dei destinatari.

Nel decreto flussi 2019 sono stati previsti 12.850 per lavoro subordinato non stagionale, autonomo e conversioni e 18.000 per lavoro subordinato stagionale nei settori agricolo e turistico-alberghiero.

Negli ultimi otto anni i decreti flussi hanno previsto un numero sempre più limitato di ingressi e regolarizzazioni, infatti nel 2018 la quota è arrivata a 30.000, molto simile a quella del 2019 che ha previsto 30 850, con criteri sempre più stringenti, lasciando fuori migliaia di stranieri.

Attualmente si stima la presenza irregolare di 600/700 mila cittadini stranieri (anche se potrebbero essere molti in più).

Tenendo conto che l’ultima sanatoria risale al 2012, si attende  un provvedimento del governo italiano che prenda in considerazione la necessità delle migliaia di cittadini stranieri e delle loro famiglie in situazione di irregolarità.